La mia esperienza con gli hosting economici e WordPress

hosting economici

Il mio lavoro mi porta a sviluppare progetti partendo da zero, in cui posso intervenire nel processo di scelta dell’infrastruttura, ma spesso mi trovo anche ad operare su progetti già in essere ed eredito l’infrastruttura tecnologica.

Quando eredito progetti in hosting come A******** o R******** – che non sono gli unici hosting problematici ma certamente tra i più diffusi – la prima ipotesi è una migrazione. Migrare è relativamente semplice: spesso un hosting di fascia migliore ha costi aggiuntivi irrisori, e i vantaggi in termini di performance ripagano ampiamente l’investimento.

Tuttavia, ci sono casi in cui le strutture software sono molto articolate: più sottodomini, account email configurati manualmente, software che interagiscono tra loro in modo delicato. In questi casi, l’intervento richiesto è spesso contenuto e non giustifica una migrazione completa, né in termini di tempi né di costi.

Come sopravvivere (e ottimizzare) in un hosting economico

Operare con le limitazioni di un hosting economico è complesso, ma non impossibile. Esistono margini di manovra, e con un po’ di accortezza è possibile ottenere risultati accettabili anche in ambienti non ideali. Ecco alcune strategie che adotto regolarmente:

1. Caching Aggressivo

Nei piani di hosting economici, i sistemi di cache lato server sono spesso assenti. Per questo motivo, è ancora più importante configurare correttamente un plugin di cache all’interno di WordPress, come WP Super Cache o W3 Total Cache. Anche una semplice cache delle pagine statiche può ridurre drasticamente i tempi di caricamento e alleggerire il carico sulle risorse del server.


2. Ridurre i plugin al minimo necessario

Ogni plugin è un carico in più. In ambienti condivisi, dove CPU e RAM sono condivisi con altri siti, è fondamentale avere un’installazione leggera. Spesso trovo installazioni con 20+ plugin, molti dei quali attivi senza motivo. Uno dei primi passi è fare pulizia, rimuovere tutto ciò che non è strettamente necessario.


3. Rimpiazzare editor visuali pesanti

Page builder come Elementor, WPBakery o Divi possono essere molto comodi, ma consumano risorse in modo importante. Quando possibile, consiglio di passare a Gutenberg, l’editor nativo di WordPress, che è molto più leggero e sta diventando sempre più potente con l’aggiunta dei block patterns e dei template.


4. Ottimizzare immagini e media

Le immagini non ottimizzate sono tra le principali cause di rallentamento di un sito web. Su hosting economici, l’uso di plugin per ottimizzarle automaticamente può appesantire il server e peggiorare le performance. Per questo motivo, è fortemente consigliato ottimizzare manualmente le immagini prima dell’upload.

Strumenti consigliati per l’ottimizzazione manuale:

  • Photoshop – Offre un controllo preciso su formato, qualità e dimensioni, ma richiede una licenza a pagamento, non sempre accessibile a tutti.
  • Squoosh – Gratuito e potente, permette di comprimere e convertire immagini (incluso WebP) direttamente dal browser.
  • TinyPNG / TinyJPG – Compressione automatica senza perdita, ideale per un flusso veloce e semplice.oci.
  • Canva – Utile per ridimensionare immagini e salvarle nel formato corretto, anche senza competenze tecniche.

5. Disattivare cron interni

WordPress utilizza un cron interno che si attiva a ogni visita. In ambienti shared può causare rallentamenti notevoli. È buona norma disattivarlo via wp-config.php e sostituirlo con un cron job esterno configurato nel pannello di controllo dell’hosting.

Ho scritto una guida completa su come disattivare il cron di WordPress e configurarne uno esterno, la trovi qui: Come disattivare WP-Cron e usare un cron job esterno.


6. Monitoraggio e logging mirato

Evita di tenere log troppo verbosi o di utilizzare strumenti di monitoraggio troppo invasivi. Spesso bastano strumenti come Query Monitor (da usare temporaneamente), oppure logging mirati via error_log().


7. Scaricare i job pesanti in background

Se ci sono operazioni complesse (come invii massivi di email, generazione di PDF, import/export), assicurati di eseguirli in background o tramite strumenti esterni. WordPress non è fatto per gestire carichi simili in ambienti condivisi.


Conclusione

Lavorare su un hosting economico non è mai una soluzione ottimale. Può andare bene per un prototipo, un progetto personale o in situazioni dove ogni euro conta, ma in un contesto professionale rappresenta quasi sempre un collo di bottiglia evitabile.

Il consiglio, ove possibile, è di migrare. Anche solo spostare il sito su un’infrastruttura più performante, lasciando temporaneamente le email dove stanno e modificando i record DNS, può migliorare notevolmente le performance senza dover stravolgere tutto.

E non si parla necessariamente di grandi spese: in molti casi si riesce ad avere una qualità nettamente superiore a parità di costo, o addirittura risparmiando, soprattutto scegliendo servizi moderni e ben configurati.

Mantenere tutto su un hosting economico ha senso solo se non ci sono reali alternative. In tutti gli altri casi, vale la pena fare un piccolo passo avanti: i benefici si vedono subito, in termini di velocità, stabilità e gestibilità del progetto.

💡 Se ti interessa approfondire il tema, leggi anche il mio articolo sugli hosting.

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