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Quando un permalink ti rovina l’indicizzazione: esperienza reale con Search Console

Questo sito è giovane, con una crescita costante di contenuti e un piano editoriale ben definito. Le impressions su Google Search Console stavano aumentando, e tutto sembrava andare per il verso giusto. Poi, all’improvviso, un crollo.
All’inizio ho pensato: sarà una fluttuazione normale. Poi ho deciso di non ignorare il segnale. Ho aperto Search Console e fatto un controllo accurato. Ed è lì che ho notato una cosa preoccupante: Google stava iniziando a non indicizzare più alcune pagine, nonostante fossero già presenti e non ci fossero errori evidenti (niente 404, niente canonical sbagliati, nessun errore classico).

Mi sono chiesto: perché?
Non basta guardare i numeri crescere con soddisfazione: a volte un calo è un segnale d’allarme. Imparare a leggere i dati è parte integrante del lavoro di chi crea contenuti. Search Console non serve solo a “controllare se va tutto bene”, ma può diventare lo strumento più potente per diagnosticare problemi invisibili.
Indice dei contenuti
L’analisi preliminare
Avevo curato titoli, struttura, leggibilità, e soprattutto avevo investito molto nel tono personale. Per questo mi aspettavo una buona ricezione anche da parte dell’algoritmo. Proprio per questo il calo era ancora più misterioso: il contenuto non era da scartare.
Il sospetto dei contenuti duplicati

Il sito è performante, i contenuti originali, in molti casi scritti da esperienze personali. Per curiosità faccio una scansione con Siteliner e lì trovo qualcosa di assurdo: il sito risulta avere un tasso di contenuti duplicati del 35%. Approfondisco le cause e scopro un articolo con oltre 13.000 parole e 57% di contenuto duplicato.
Impossibile.

Io non scrivo articoli così lunghi, se ho molto da dire tendo a spezzare in contenuti più brevi, e soprattutto, non posso aver copiato la metà del sito. Clicco sul link “incriminato” e la sorpresa: non è un vero articolo, ma un file .txt
servito da WordPress per errore. In pratica, WordPress stava interpretando un URL che conteneva llms-txt
come se fosse llms.txt
, e mostrava il file, generato per facilitare la comprensione del sito agli agenti AI, contenente gli incipit di tutti gli articoli del sito.
Questo significava che ogni singolo articolo del sito risultava parzialmente duplicato, perché tutti iniziavano con lo stesso paragrafo… già presente in quel file.
La fallibilità dei permalink
WordPress, come molti CMS, applica una “riscrittura” degli URL con logica piuttosto permissiva. Quando si usa un URL come llms-txt
, può accadere che venga interpretato come un file .txt
se non trova una corrispondenza precisa nella struttura dei permalink. In pratica, il trattino e il punto vengono considerati equivalenti in certi contesti. Questo spiega perché veniva servito llms.txt
al posto del vero articolo.
Le contromisure: niente panico
Ho immediatamente:
1. Bloccato llms.txt
nel file robots.txt
:
Disallow: /llms.txt
2. Eliminato l’URL dalla Search Console.
3. Corretto il permalink dell’articolo, cambiando llms-txt-cosa-come-perche-funziona
in llmstxt-cosa-come-perche-funziona
per evitare ambiguità.
4. Testato tutto: ora il link funziona e il contenuto è indicizzabile correttamente.
Morale: fidarsi è bene, controllare Search Console è meglio
Questo piccolo incidente mi ha insegnato che problemi di indicizzazione possono avere cause subdole, come un’errata interpretazione di un permalink. Senza Search Console e una scansione esterna, non l’avrei mai scoperto. Quindi sì: anche se tutto sembra andare bene, ogni tanto è fondamentale fermarsi e analizzare davvero cosa sta succedendo nei dati.
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Ti sei mai imbattuto in problemi con file .txt
, URL interpretati male o contenuti non indicizzati in modo inspiegabile? Ogni caso può insegnare qualcosa a chi crea contenuti online. Racconta la tua esperienza o segnala un argomento che ti piacerebbe vedere approfondito nella nostra rubrica:
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